sabato 16 ottobre 2010

BRET OUR NEW GOD


Ieri son stata in Feltrinelli a Milano per la presentazione del libro del mio NUOVO DIO Bret Easton Ellis.
Sappiate che io con la letteratura ho un rapporto molto esigente: spesso preferisco leggere saggi ai romanzi. Perchè se dai saggi impari sempre qualcosa, nei romanzi è più facile che trovi qualche aspetto che ti contraria.

Perchè il protagonista ha fatto questo? No cazzo, non puoi scadermi così.

Indipercui è molto difficile che io trovi un autore che mi soddisfi pienamente. Nel mio gotha personale di scrittori dei quali leggo TUTTI i libri che le loro menti contorte producono ce ne sono solo 3 (viventi). Perchè uno è Stieg Larsson, defunto autore della trilogia Millenium.

Sono, in rigoroso ordine temporale:

1. IRVINE WELSH
2. NICK HORNBY
3. BRET EASTON ELLIS

Il terzo, Ellis appunto, è entrato in classifica solo da qualche anno, ma ha rapidamente scalzato gli altri due. E ieri sera ho avuto modo di vederlo per la prima volta.

Ho scoperto che Ellis è la mia metà di cervello ideale. Lui riesce a mettere su carta e a dare una forma interessante alle parti più oscure dell'animo umano. Non c'è un solo momento in cui, leggendo un suo romanzo, io dica "ah cazzo, però questo ero buona anche io a scriverlo", oppure "l'avevo già previsto a pagine 114 come sarebbe andata a finire".

Questo strano animale (come lui stesso si è definito) si scopa il mio cervello fino a portarlo all'estasi (letteraria). in Italia siamo ben lontani dal produrre simili emozioni: qui va di monda il filone 'depressione/dramma familiare' che guarda caso trionfa in ogni premio letterario. Puah. Drogatevi.

In un'oretta di presentazione Ellis ha completamente smontato le domande da intellettual chic che il relatore dell'incontro gli poneva, tanto che alla terza domanda ha preferito dare spazio alle domande del pubblico. Per evitare nuove figure barbine. Io ero lì, nascosta nella massa e dietro una scassacoglioni che continuava a farmi 'sst', applaudendo ed esaltando ogni presa per il culo vomitata fuori da quella mente geniale (ovazione per quando ha sfottuto lo yuppie milanese che gli ha chiesto quale fosse il suo stilista preferito).

BASTA ai sofismi letterari cazzo. Ellis ha perfettamente ragione: se un libro è 'emozionale' perchè si deve cercare di estrapolare a tutti i costi un significato razionale dietro ogni riga?

Origliando i bisbigli degli altri sentivo spesso che le signorinefichetteammodo gli davano dello stronzo. Ellis non è stronzo. E' sincero e onesto, e dice quello che pensa indipendentemente da quello che gli altri pensano di lui. E' UN GRANDE PER QUESTO. E se per questo passi per stronzo, fuckemall.

Al termine sono corsa come una 15enne invasata a farmi autografare una copia di 'Meno di Zero'. E non son riuscita a spiaccicare mezza parola in croce, come una 15enne invasata. E sì che sarei stata curiosa di sapere il suo parere sulla mia personale interpretazione di 'American Psycho'.

ATTENZIONE SPOILER ATTENZIONE SPOILER ATTENZIONE SPOILER

Io penso che Patrick abbia realmente commesso tutto quello che viene raccontato nel libro, e che ha davvero ucciso Paul Allen. O meglio, quello che credeva fosse Paul Allen. In fine del libro infatti pare che Paul Allen sia ancora vivo. Può essere una conclusione degna di American Psycho liquidare tutto con un 'ah, ma allora Patrick si era immaginato tutto'?

No, non credo. Mi piace pensare che in quella marasma di yuppies, tutti vestiti uguali, tutti senza personalità, tutti troppo presi dalla lotta all'ultimo biglietto da visita, fosse facile confondersi. Spesso nel libro chi parla non sa esattamente come si chiama il suo interlocutore: si buttano lì nomi su nomi ma chissà se in realtà tutti corrispondono davvero alla persona di cui si sta parlando. Mi ha colpito molto questo aspetto. Ed è capitato anche a me nella vita reale una situazione simile quando ho a che fare con gente troppo 'uniforme alla massa'.

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