sabato 30 luglio 2011

LA MOSSA DEL GIAGUARO

Si chiamano cougar, in inglese "puma", ovvero cacciatrici. Molti le
conoscono grazie alla serie televisiva Cougar Town, altri ne hanno solo
sentito parlare. Si tratta di donne mature, spesso over 40, a caccia
dell'uomo giovane da ammaliare e sedurre. In Italia sono ben 110.000 gli
utenti che mensilmente cercano online informazioni sulle "cougar", per
curiosità o per soddisfare la propria sete di incontri.


Siamo nel 2011 e le donne che hanno un compagno più giovane hanno addirittura un nome, che evoca quello de 'La Lupa', di verghiana memoria, come fossero predatrici insaziabili. L'uomo che rimorchia una ragazzina invece è un ganzo.

Anche il ragazzo giovane che sta con una donna più 'matura' (osservate anche la scelta lessicale. Per l'uomo la parola 'maturo' non si usa) non ha un nome rispettabile: viene chiamato 'boy toy' (giochino insomma). Se non peggio. Per radio l'altra mattina parlavano addirittura, con evidente disprezzo, di 'cagnolino da portare a spasso': non so se alla fidanzata del dj, magari più giovane, sarebbe piaciuta una definizione simile.

E ci consideriamo evoluti.

UN SACCO DI PATATE ADDOSSO...E VIA!!


Non camminate in strade buie e non indossate abiti appariscenti.

AHAHAHAHAH

ps. questo link spiega esattamente come la penso

(copyright Anarkikka)

IDIOZIA UMANA #1


Mi rifiuto di credere che il Tom Tom possa essere considerato anche solo per qualche secondo una tecnologia 'pericolosa'.
E' il cervello umano che è avariato.

ps. sta' a vedere che adesso la colpa è del film "Fast&Furious" o di "Grand Theft Auto".

giovedì 28 luglio 2011

LA PAGLIUZZA E LA TRAVE


No, non mi piace per niente la foto scelta da IlFattoQuotidiano per questo articolo.

Che senso ha mostrare Marina Berlusconi nella sua forma peggiore?


Mi sembra un colpo basso degno de 'Il Giornale' con le mutande di Travaglio.

venerdì 22 luglio 2011

DONNE NEL PALLONE

Finora, mediaticamente parlando, le donne che hanno avuto in qualche modo a che fare con il mondo del calcio sono sempre state relegate al ruolo di:

A. FIDANZATA-DI.

Es:
"La fidanzata di xyz, le foto hot"
"Sexy xyz, fidanzata di zyx"

Le fidanzate dei calciatori a quanto pare, se non hanno una qualche forma di allergia agli indumenti di fronte all'obiettivo di una macchina fotografica, non sono contemplate.

B. TIFOSA

Anche le tifose, in particolare quelle della Copa America, hanno meritato un posto sui quotidiani per evidenti doti sportive:

Es:
"Le tette di Larissa Riquelme, tifosa del Paraguay"

In occasione dei recenti mondiali di calcio femminile, seguitissimi all'estero, abbiamo però scoperto un'altra categoria che appaga la costante necessità di stimolazione sessuale maschile:

C. CALCIATRICI (che o "sono lesbiche" o "sono fighe", mi han detto)

Non so se sia stata una cosa solo italiana (proverò a documentarmi), ma mi è proprio sembrato che per attizzare l'interesse dei maschi italici su questo Campionato, l'unica strategia utilizzata sia stata questa:


"Guardate...magari giocano male a calcio*, ma almeno sono FIGHE"

Pavlov aveva proprio ragione.

*altra etichetta assimilabile a "le donne non sanno guidare"

giovedì 21 luglio 2011

ALLARGHIAMO GLI ORIZZONTI

Ribalterei per un momento la domanda che Monica di Pontitibetani pone alla rete di #donnexdonne oggi, giornata della solidarietà femminile.

Noi donne siamo capaci di fare squadra?

Io proverei a rispondere a questa invece:

Noi donne riusciamo (per una buona, e santissima volta) a non farci la guerra?

Le donne SANNO fare rete. Lo abbiamo visto più volte in questi mesi. E quello che è successo oggi online è meraviglioso, non fraintendetemi ;-) Ho letto di moltissime realtà, di moltissime esperienze positive che andrebbero pubblicizzate in ogni modo possibile (e per fortuna che ci sono).

Però la percezione che ho, senza offesa per nessuna, è che ce la raccontiamo 'tra di noi' (diciamo neo-femministe, per capirci, anche se il discorso andrebbe approfondito): là fuori c'è tutto un universo ancora interessato a come far carriera con il proprio corpo, alla 'prova costume' o a cosa combinano Belen e Corona a Formentera. Di donne che non si curano delle tematiche sul corpo femminile, che fanno la coda ai provini del Gf, che si svendono al miglior offerente.

Com'è che le tematiche interessanti si arenano ogni qualvolta si scontrano con il MONDO REALE?

Non cambierà mai nulla finchè le buone idee non riusciranno ad uscire dai nostri confini. Dobbiamo convincere la società (maschilista) che non siamo un branco di streghe frustrate, e che quindi, anche se ci sono in giro 'pessime rappresentazioni' della figura femminile, NON SIAMO TUTTE COSI'.

Sembra una questione semplice da risolvere, ma vi assicuro che non lo è, anche se con la manifestazione del 13 febbraio un grosso passo in avanti è stato fatto.

Ma resta una questione aperta, a partire dalle piccole cose di ogni giorno. Spesso e volentieri tu, povera illusa alternativa controcorrente, sei costretta a scontrarti con un sistema precostituito, e accettato inspiegabilmente dalla maggior parte delle persone, che si fa fatica a smantellare.

Pensare che le armi, volendo, le abbiamo. La tenacia, pure. E anche la voglia di rivalsa, che non guasta mai. Se ci unissimo veramente ("attiviste" e non) potremmo davvero fare miracoli.

Una volta che entri nel magico mondo degli adulti, quando inizi a lavorare e quando riesci ad abbandonare il nido familiare, ti mettono davanti ad un bivio: o accetti le condizioni che qualcun altro ha scelto per te, o sei un'incorreggibile senza speranza, e quando scegli la seconda opzione dovrai lottare fino allo stremo delle tue forze contro le DONNE PERFETTE.

Quelle che, quando proverai a rosicchiare gli odiosi meccanismi dall'interno, ti diranno: “TU NON CAPISCI”. Perchè non ci sei dentro.

Perchè sei giovane, perchè sei magra, perchè sei grassa, perchè non sei ancora madre, perchè sei single, perchè hai figli, perchè sei sposata, perchè rigetti le sciocche paturnie che quintali di giornali femminili provano a inculcarti...insomma, per tutta una serie di situazioni che secondo loro, le DONNE PERFETTE, non puoi comprendere. E quindi tu, piantagrane, non sei autorizzata a dare giudizi. Anzi, li danno loro su di te, per le motivazioni di cui sopra.

A volte mi sembra di vivere nella “Fabbrica delle Mogli”, e ho come l'impressione che molte donne non vogliano essere "salvate" dagli obblighi di cui loro stesse si lamentano. Ho la sensazione che moltissime si crogiolino nella loro dipendenza dalla figura maschile, nella rassegnazione perchè 'non cambierà mai niente', nelle situazioni irrecuperabili che però garantiscono un futuro sicuro e simili.

Sono consapevole che cambiare la metalità generale è un'impresa ardua, ma ce la si può fare, impegnandoci ad 'esportare' la nostra nuova identità al di là dei nostri confini. E, soprattutto, nella quotidianità.

E' questa la vera sfida.

SOCIAL NETWORK(S)

Con l'avvento di Google PLAS un sacco di persone che conosco sono andate letteralmente in crisi da overdose di social network.
"Sono troppi", dicono.

In effetti da qualche anno a questa parte abbiamo assistito ad un vero e proprio boom: c'è un social network per QUALUNQUE COSA (per condividere libri, musica, per dire all'universa terra dove sei e con chi, con che gioco stai perdendo tempo sul posto di lavoro e così via).

Ci sono poi quelli, chiamiamoli così, generalisti. Da Facebook, a Twitter, a Myspace: quelli insomma su cui puoi fare tutta una serie di cose in maniera non esclusiva. E molti di questi sembrano, ad un primo sguardo, indistinguibili l'uno dall'altro.

Ma è un errore. I social network sono diversi (dipende da come si usano).

Partendo dal presupposto che

NON puoi rompermi le palle su LinkedIn se ti ho già ignorato su Facebook e faccio finta di non leggere i tuoi Tweet che includono il comunicato che mi hai già inviato su tutte le mie mail che sei riuscito a recuperare

secondo me è possibile utilizzare ogni singolo social in modo diverso, e rendere l'onere di essere iperpresente e omnicomunicativo più agile.

Facebook ad esempio può essere la via di mezzo tra il professionale e il faceto (anche se nella tua lista di amici hai persone che lo usano solo per il secondo aspetto, raccontando pubblicamente vicende che preferiresti non far conoscere ai tuoi contatti lavorativi), e Twitter può essere una specie di 'grande pensatoio collettivo'.

Twitter mi piace proprio per quello, a differenza di Facebook. E' una specie di 'grande libro dei pensieri del mondo', e anche se a volte lo faccio anche io, sono certa che Twitter non serva - o serva in minima parte - a veicolare contenuti che facciamo girare già su Facebook.

Non amo gli aggregatori che inviano lo stesso 'status' a tutti i tuoi social network. Quello che esprimo su Twitter deve essere molto più istintivo e diverso da quello che scrivo su Facebook.

Inoltre mi piace il fatto che moltissimi artisti (specialmente in campo musicale, che poi è quello che a me interessa di più) utilizzino questo mezzo ANCHE per rispondere in modo diretto ai loro fan.

Inviare un Tweet è:
1. infinitamente meno impegnativo rispetto a rispondere ad una mail
2. è fattibile praticamente ovunque con un numero infinitesimale di click. Il che porta a ottimizzare i tempi in maniera impressionante.

Adoro sapere cosa combinano nella loro vita 'normale' i miei musicisti preferiti, cosa pensano (non in modo morbosamente gossipparo, ovviamente) . E di conseguenza quando arrivo sul tuo profilo non voglio leggere la stessa cosa che posso trovare anche su Fb.

Se volessi sapere cosa hai pubblicato di nuovo sul tuo sito - o simili -, ci andrei direttamente, non ti pare?

giovedì 7 luglio 2011