
Ma che è tutta 'sta baruffa tra fan di Fabri Fibra e fan di Marco Mengoni?
Prologo.
In una canzone del nuovo disco del rapper è comparsa questa frase, prontamente riportata dai giornali per fa scoppiare il caso:
"Secondo me Mengoni è gay ma non può dirlo perché poi non venderebbe più una copia…"
ANATEMA SIT! HA DETTO OMOSESSUALE, HA DETTO GAY, E' OMOFOBICO!
Alt alt alt. Fermi un momento.
Primo: chiariamo cos'è l'omofobia che è la "paura e l'avversione irrazionale nei confronti dell'omosessualità e di lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT), basata sul pregiudizio ed analoga al razzismo, alla xenofobia, all'antisemitismo e al sessismo".
Ora, indipendentemente dal fatto che Mengoni sia o non sia gay (che non mi interessa, come non vedo l'importanza del famigerato 'fare outing'), la frase incriminata non mi sembra AFFATTO omofoba.
Fibra non ha detto che Mengoni 'forse è gay' in tono discriminante, ma in modo critico verso alcuni vezzi della discografia. Che esistono.
Se proprio vogliamo parlare di outing come mai fanno notizia la presunta biografia di Tiziano Ferro e le dichiarazioni di Ricky Martin, uscite entrambe in un momento nel quale entrambi i cantanti viaggiano tranquilli sull'onda di su un successo ormai assodato? E che dire dell'ossessione dei giornalisti per la sessualità di Renato Zero?
Semmai è vergognoso il fatto che l'omosessualità possa essere considerata una discriminante nella vendita dei dischi. Cos'è, se io sono ragazzina e so che 'non piacerò mai' al mio cantante preferito perchè lui è gay, non gli compro il disco?
In Italia viviamo costantemente in contraddizione: ci piacciono i gay nella moda perchè "hanno buon gusto" e "sono simpatici", ma siamo anche il Paese dei "Luca era gay" e dei folli che pestano i 'froci' fuori dai locali perchè si baciano. Siamo il Paese del "io non odio i gay, il mio migliore amico lo è" e del "io non odio i gay, però dovrebbero evitare di baciarsi in mezzo a una strada".
E pensiamo di ripulirci la coscienza attaccando chi racconta la verità. Per dare un pat pat sulla spalla virtuale ai nostri 'amici gay', nel nome del politically correct.
Non è trattando i gay come dei poveretti bisognosi di difesa e di comprensione che si guarisce il mondo dall'omofobia.
Il giorno il cui si incontrerà una persona e non si categorizzerà secondo le sue preferenze sessuali sarà la vera rivoluzione.
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